"Una barena intera" collaborazione con il fotografo Matteo de Mayda
"Una barena intera"
Il fotografo Matteo de Mayda in collaborazione con We are here Venice nell’ambito delle iniziative Vital, ha sviluppato il progetto “Una barena intera” per "Nuova Generazione. Sguardi contemporanei sugli Archivi Alinari", di CAMERA e Fondazione Alinari per la Fotografia. Il progetto è stato esposto per la prima volta lo scorso ottobre a CAMERA di Torino attraverso la riproduzione fotografica dall’alto di una barena, combinata con una selezione di uccelli di barena dagli archivi Alinari.
Di seguito un estratto dell’intervista di Eleonora Sovrani a Matteo de Mayda.
ES: Per quale ragione hai deciso di intraprendere questo progetto fotografico sulla laguna di Venezia?
MdM: Il mio lavoro fotografico si basa spesso sulla ricerca scientifica e solitamente mi appoggio ad associazioni, istituzioni che svolgono una ricerca che mi interessa, cercando di interpretarla non certo in modo esaustivo, ma attraverso la mia poetica. In questo caso ho pensato alla Laguna di Venezia perché vivo a Venezia e da un lato trovo giusto approfondire temi a cui si è vicini, dall’altro sono stato mosso dalla mia curiosità personale di esplorare un mondo in cui vivo per capirlo un po’ meglio. Inoltre l’anno prima avevo incontrato We are here Venice, che aveva stimolato varie riflessioni su questo tema e questa è stata l’occasione per collaborare.
ES: Come si è svolto il dialogo con gli esperti e scienziati della laguna con cui hai collaborato?
MdM: Ho deciso di focalizzarmi sul tema delle barene, soprattutto dopo l’incontro con We are here Venice e dopo aver approfondito l’argomento attraverso alcune letture che mi avete suggerito, come il progetto di Villa Frankenstein, in cui ho trovato nozioni fondamentali su flora e fauna delle barene. Da quel momento ho incominciato a pensare come mettere insieme la mia pratica fotografica con le immagini dell’archivio Alinari, elementi richiesti dal progetto, con la mia ricerca sulla laguna di Venezia.
Attraverso le ricerche che avete condiviso con me, ho capito che l’avifauna rappresenta un indicatore molto forte rispetto allo stato di salute delle barene e quindi della laguna, e ho pensato quindi che fosse una strada interessante da percorrere. Da un lato ho pensato di voler portare una barena intera in mostra per il progetto di CAMERA, e dall’altro di raccontare gli aspetti legati all’avifauna attraverso i materiali d’archivio Alinari. La ricerca non è stata semplice: all’inizio mi sono limitato a cercare immagini che avessero a che fare con i termini “Venezia” e “Laguna”, ma i risultati ottenuti erano prevalentemente legati alle immagini classiche da cartolina, con monumenti, canali e viste di Piazza San Marco.
Successivamente, discutendone con voi e con Alessandro Sartori, ornitologo, e ascoltando vari aneddoti legati alla migrazione degli uccelli, è cresciuta in me la consapevolezza di indefinitezza dei confini e che esseri umani e uccelli li interpretano in modo del tutto diverso. Così ho iniziato a non limitarmi alle parole strettamente legate a Venezia per la ricerca delle immagini d’archivio, ma ho ampliato la prospettiva includendo i nomi degli uccelli che popolano la laguna, grazie alle informazioni acquisite in campo ornitologico.
Così facendo ho scoperto una ricca serie di volatili fotografati da Coburn attorno al 1890, con ricostruzione in studio del loro ambiente originale; il fatto che questi avessero una provenienza inglese non aveva più importanza: così come gli uccelli hanno una definizione diversa dei confini, mi sono permesso di avercela anche io. Insieme a voi e a Sartori abbiamo poi definito quali specie prendere in considerazione per raccontare la laguna. Un’altra parte di immagini degli uccelli studiati provengono dalla collezione di inizio Ottocento dell'illustratore e ornitologo John James Audubon. Tra quelle immagini abbiamo selezionato quella dell’ibis sacro, perché ci sembrava fosse particolarmente efficace nel raccontare la laguna e le specie aliene che la abitano adesso.
ES: Ci sono stati aspetti che non conoscevi o non ti aspettavi prima di intraprendere il lavoro sul campo, che ti hanno fatto cambiare i piani iniziali?
Dopo il primo incontro con voi avevo già scartato l’idea di riprendere la barena attraverso il drone, perché così facendo avrei tralasciato alcuni aspetti fondamentali della barena, come i segni lasciati dagli uccelli, dai granchi, dalle onde che a volte portano qualche rifiuto. Quindi ho deciso di fotografare la barena pezzetto per pezzetto - nella mia testa inizialmente pensavo che avrei fotografato con il cavalletto, magari seguendo una griglia precedentemente creata sul posto con lo spago; poi visitandola mi sono reso conto che avrei fatto fatica io stesso a stare in piedi, quindi sarebbe stato impossibile prendere misure precise.
All’inizio è stato un tema capire come riuscire a fotografare la barena in maniera precisa, ma poi mi sono reso conto dell’ossimoro: fotografare una barena nello stesso stato è impossibile, perché questa cambia continuamente in relazione alle maree; ammettere le incongruenze visive, permette quindi parlare anche di questo aspetto. Nell’insieme delle 60 immagini esposte nella mostra di CAMERA si riconosce la forma della barena, ma nei dettagli giustapposti è molto imprecisa, e questo sottolinea il suo mutamento continuo.
ES: Cosa suggeriresti a chi volesse conoscere meglio le barene della laguna di Venezia?
MdM: Secondo me visitare la laguna con una persona esperta della barena e della sua flora e fauna è prezioso. Ad esempio, l’ornitologo che mi ha accompagnato durante le esplorazioni ha spiegato anche come muoversi evitando di infastidire gli uccelli, ad esempio senza fare gesti o indicare. Inoltre è importante ricordarsi che il moto ondoso, oltre ad essere dannoso per i margini della barena può anche essere rischioso per le uova degli uccelli, quindi, anche in barca, è importante spostarsi lentamente e con rispetto.
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