Azioni di restauro ecologico a supporto di specie vegetali native e minacciate
Azioni di restauro ecologico
Per invertire il considerevole e allarmante tasso di perdita di barene nella Laguna di Venezia, sono state create (dalle autorità pubbliche competenti) estese aree di colmata, ufficialmente note come "ricostruzioni morfologiche", utilizzando materiali dragati, spesso con un elevato contenuto di sabbia.
Le differenze osservate tra le barene naturali e quelle artificiali includono la presenza, la crescita e la distribuzione di diverse specie vegetali tolleranti alla salsedine. Recenti esperimenti condotti da Serena De Lauretis (dottoranda presso l'Università di Padova) hanno confrontato in particolare varietà autoctone ed aliene di spartina.
Precedenti studi avevano segnalato la completa assenza di Sporobolus maritimus (noto anche come Spartina matittima) nelle aree ricostruite come nuove barene in Laguna (anche detti artificiali per distinguerle da quelle naturali), suggerendo che le condizioni di queste nuove aree potrebbero non essere habitat ospitali per tutte le specie di alofite caratteristiche invece delle barene naturali. Al contrario, Sporobolus anglicus (originariamente introdotto per proteggere le barene in laguna dall'erosione e poi diventato un concorrente invasivo e aggressivo per la spartina autoctona, S. maritimus) si trova comunemente sui materiali di riempimento della laguna.
L'esperimento
L'esperimento è consistito nel trapiantare gruppi di forme invasive e autoctone di spartina in un'area di prova con due substrati distinti: argilla prelevata da una barena naturale e sedimenti sabbiosi campionati da un'area ricostruita, per verificare se il tipo di sedimento sia un fattore determinante per la crescita e la propagazione della varietà autoctona.
S. maritimus è morto in quasi tutte le prove, mentre S. anglicus ha avuto un tasso di sopravvivenza molto più alto, il che indica che la spartina autoctona è più sensibile alle sollecitazioni meccaniche (ad esempio, lo sradicamento dovuto all'erosione). La varietà aliena e invasiva è riuscita anche a diffondersi per via vegetativa, rafforzando il suo potenziale di colonizzazione a scapito della spartina autoctona. Questi risultati saranno utili per la pianificazione della conservazione, poiché la resilienza dell'habitat dipende dalla necessità di garantire la sopravvivenza delle specie autoctone piuttosto che di quelle invasive, per evitare la tendenza alla monocoltura piuttosto che alla valorizzazione della biodiversità.
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