I principali summit sull'ambiente del 2022
I principali summit sull'ambiente del 2022
I rappresentanti dei governi della maggior parte dei Paesi del mondo si riuniscono regolarmente dagli anni '90 durante appuntamenti chiamati Conferenze delle Parti (COP), per discutere le sfide, le opportunità e le azioni da intraprendere per proteggere il nostro pianeta.
Nel 2022 si sono svolti tre importanti vertici ambientali. Prima la COP14 della Convenzione di Ramsar in Cina conclusasi con la ratifica della Dichiarazione di Wuhan sulle zone umide, successivamente la COP27 delle Nazioni Unite sul clima conclusasi con il Piano di attuazione di Sharm el-Sheikh e infine la COP15 della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (CBD) a Montreal conclusasi con l'accordo finale sul Quadro globale sulla biodiversità Kunming-Montreal (Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework(GBF)).
La laguna di Venezia non fa ancora parte della Convenzione di Ramsar
La Dichiarazione di Wuhan sulle zone umide (2022) sollecita la prioritizzazione delle zone umide a causa della loro importanza capitale per gli obiettivi climatici e di biodiversità. La Dichiarazione riconosce finalmente le zone umide in modo più esplicito negli accordi e negli impegni internazionali, superando il mero riferimento a "terra e mare" attraverso l'esplicito riferimento alle "acque interne" (il termine ufficiale della CBD per le zone umide) negli obiettivi e nelle finalità. La laguna di Venezia, tuttavia, non fa ancora parte della Convenzione di Ramsar, ad eccezione della riserva di Valle Averto, gestita dal WWF.
Mentre la COP14 di Ramsar è stata considerata un relativo successo, i risultati della COP27 delle Nazioni Unite sul clima svoltasi in Egitto sono stati ampiamente giudicati un terrificante fallimento. Anche se l'accordo ha mantenuto l'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali, i Paesi produttori di petrolio e i grandi emettitori hanno indebolito e rimosso un numero tale di impegni chiave per riduzione delle emissioni e per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili - i principali fattori del riscaldamento globale scientificamente accertati - che l'obiettivo sembra essersi svuotato di significato. Le pressioni dei rappresentanti dell'industria del petrolio e del gas sono state incessanti. Perlomeno l'accordo che prevede che le nazioni sviluppate aiutino i Paesi più vulnerabili a finanziare le perdite e i danni (loss and damage) sproporzionati dovuti al cambiamento climatico rappresenta una svolta in quello che è stato un processo di negoziazione controverso. Tuttavia, c'è ancora incertezza su come esattamente il fondo sarà implementato e messo a disposizione con la rapidità necessaria.
Tuttavia, il clima e la natura sono necessariamente parte di un unico discorso e mentre i governi non sono ancora in grado di escludere le lobby dei combustibili inquinanti, i negoziati sul futuro della biodiversità e del nostro ecosistema naturale hanno portato a risultati notevoli. Il 19 dicembre 2022, in occasione della COP15 della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica a Montreal, i governi hanno adottato il Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal (GBF), che definisce un piano ambizioso per trasformare il rapporto delle nostre società con la biodiversità, definendo una più adeguata protezione per il 30% del pianeta e per il 30% degli ecosistemi degradati, entro il 2030, e per garantire che, entro il 2050, "si realizzi la visione condivisa di vivere in armonia con la natura".
Le conoscenze tradizionali associate alla biodiversità facilitano positivamente la conservazione, il ripristino e l'uso sostenibile delle risorse naturali.
Le organizzazioni ambientaliste hanno accolto con favore l'esplicito riconoscimento dei diritti, dei ruoli, dei territori e delle conoscenze delle popolazioni indigene come la più efficace protezione della biodiversità. Il GBF sottolinea che le conoscenze tradizionali associate alla biodiversità non sono in contrasto con i percorsi di innovazione e sviluppo, bensì facilitano positivamente la conservazione, il ripristino e l'uso sostenibile delle risorse naturali. Inoltre, la decisione basata su un "approccio di tutti i governi e di tutta la società" riconosce l'importante ruolo dei governi subnazionali, delle municipalità e di altre autorità locali nell'attuazione degli obiettivi della CBD, nonché nel monitoraggio e nella rendicontazione, nella mobilitazione delle risorse, nell'educazione e nella sensibilizzazione del pubblico, nella partecipazione sociale e nell'accesso dei cittadini alle informazioni sulla biodiversità.
I quadri di riferimento auspicano un rapporto più intimo e solido tra le società umane e la natura, definita "Madre Terra" nella maggior parte delle decisioni. A tal fine, viene proposto un "approccio basato sui diritti umani", che riconosce il diritto dell'uomo a un ambiente pulito, sano e sostenibile, a seguito della storica decisione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) del luglio 2022. Questo approccio è stato sostenuto per anni da diverse categorie di attori e ora che è stato approvato a livello internazionale, contribuirà a ridurre le iniquità ambientali, colmando quindi le lacune nella salvaguardia dell'ambiente e conferendo responsabilità alle persone in tutto il mondo. Inoltre, gli effetti degli sviluppi dei diritti legali della natura possono contribuire a creare limiti di mercato più completi così da poter davvero pensare di realizzare il nuovo obiettivo di proteggere il 30% della natura terrestre entro il 2030.
In termini operativi, il provvedimento comprende: un quadro globale per la biodiversità post-2020 che fissa obiettivi e traguardi; una strategia di mobilitazione delle risorse per finanziare la conservazione della natura; programmi di monitoraggio e rendicontazione per monitorare i progressi dei Paesi; misure per migliorare lo sviluppo delle competenze in senso generale. L'obiettivo 12, in particolare, evidenzia la qualità e la connettività degli spazi verdi e blu nelle aree urbane e densamente popolate, che dovranno aumentare in misura significativa. La pianificazione urbana deve quindi diventare più inclusiva della biodiversità, proprio come indicato nella missione VITAL, con impatti positivi anche per la salute e il benessere umano.
Business as usual non è più un'opzione
Nell'obiettivo 8 si parla ufficialmente di soluzioni basate sulla natura (Nature based Solutions (NbS)), fornendo un collegamento forte e chiaro con l'agenda sul clima, dal momento che lo stesso termine viene incluso per la prima volta in una decisione della COP27. Questo è stato valutato come un importante passo avanti, che conferisce alle parti il mandato di garantire che le NbS non vengano utilizzate in modo improprio per il greenwashing né attuate come alternativa a drastici tagli delle emissioni, ma al contrario per il futuro del clima e della biodiversità. Peraltro, grazie all'adozione dell'obiettivo 15, sostenuto da iniziative imprenditoriali come MakeitMandatory, le imprese e le istituzioni finanziarie saranno chiamate a valutare e divulgare i loro impatti e le loro dipendenze dalla natura entro il 2030 (su questo tema si veda l'articolo di Vital team del 22 Ottobre 2022). Si tratta di un segnale forte: il business as usual non è più un'opzione.
Per consentire un effettivo cambiamento di tendenza, sono stati introdotti nuovi obiettivi per far sì che i governi paghino e mettano a disposizione risorse per gli sforzi di conservazione. Altri obiettivi mirano a eliminare gradualmente o a riformare i sussidi che danneggiano la biodiversità per almeno 500 miliardi di dollari all'anno, aumentando al contempo gli incentivi positivi per la conservazione e l'uso sostenibile delle risorse naturali. Per sostenere gli obiettivi, sono necessari almeno 200 miliardi di dollari all'anno, siano questi di origine pubblica o privata, e l'aumento dei flussi finanziari internazionali dai Paesi sviluppati verso quelli in via di sviluppo fino a raggiungere almeno 30 miliardi di dollari all'anno.
Le acque interne e gli ecosistemi costieri sono stati inclusi negli obiettivi di ripristino e conservazione
Per valutare questi risultati nel contesto delle zone umide, l’organizzazione internazionale Wetlands International accoglie con grande favore l'inclusione delle acque interne e degli ecosistemi costieri negli obiettivi di ripristino e conservazione, avendo calcolato che entro il 2030 sarà necessario ripristinare a livello globale 350 milioni di ettari di acque interne ed ecosistemi costieri. La sola laguna di Venezia ammonta a 55.000 ettari - di cui il 70% del suo biotipo caratteristico (barene) è andato perso nell'ultimo secolo - una piccola frazione degli obiettivi globali, ma comunque la più grande laguna costiera del bacino del Mediterraneo.
Il GBF si basa inoltre su una teoria del cambiamento (theory of change) che riconosce la necessità di un'azione politica immediata a livello globale e stabilisce che i migliori percorsi di cambiamento dovrebbero essere basati su una forma di gestione adattiva, al fine di correggere i fattori storici e presenti che determinano la perdita di biodiversità per consentire il recupero di tutti gli ecosistemi e quindi raggiungere la visione della Convenzione di vivere in armonia con la natura entro il 2050.
Il duro lavoro inizia ora
Nel caso specifico di Venezia, le sfide includono un'ampia perdita di qualità e quantità delle barene, un'erosione continua e grandi volumi di sedimenti persi verso il mare. Questi problemi sono aggravati dall'urbanizzazione, dall'erosione dovuta al traffico marittimo e locale e dal dragaggio dei canali. Se non affrontiamo le cause profonde del degrado ambientale, gli obiettivi di questo storico accordo sulla biodiversità non saranno raggiunti a livello locale.
Il duro lavoro inizia ora con la concretizzazione di questo storico accordo nei piani nazionali e, di conseguenza, con il coinvolgimento dei governi locali e delle autorità lagunari nella sua attuazione, segnalando in primo luogo i fattori dannosi e proponendo in seguito le possibili alternative per la rigenerazione. Come sottolineato dalla Wildlife Conservation Society, il GBF di Kunming-Montreal è il punto di partenza, non il punto di arrivo dell'azione globale per contenere la crisi della biodiversità.
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