"The Conservation Revolution", considerazioni per la Laguna di Venezia
"The Conservation Revolution"
Il team di VITAL ha esaminato un libro che si propone di immaginare un futuro ecologico migliore per la città e la laguna di Venezia. Gli obiettivi dell’iniziativa Vital di conservazione e ripristino delle barene caratteristiche della Laguna di Venezia sono legati alla promozione di una pratica e di una narrazione alternative dell'ambiente naturale della Laguna.
Il libro "Conservation Revolution: Radical ideas for saving nature beyond the anthropocene" (Verso, 2020) di B. Büscher e R. Fletcher inquadra lo stato attuale del dibattito sulla conservazione ambientale e la sua diversità di prospettive, fornisce spunti per capire perché la conservazione tradizionale e le sue risposte contemporanee stanno fallendo nell'affrontare la crisi ecologica e perché è necessario un approccio più radicale. Le alternative allo status-quo sono presentate come un "esercizio liberatorio che permette di sfruttare le ansie innescate dalle implicazioni devastanti delle nostre crisi contemporanee per sprigionare energia positiva e prospettive anti catastrofiche", come vedere Venezia affondare o svuotarsi di residenti permanenti.
Nel corso dei capitoli centrali, gli autori offrono una profonda analisi della dicotomia natura-cultura come critica centrale dell'ecologia politica rispetto alle pratiche capitalistiche di conservazione. Infatti, lo sviluppo del capitalismo ha permesso nuove forme di gestione piuttosto razionali, tecnocratiche e meccanicistiche della natura, orientate soprattutto al profitto. Ciò è eticamente possibile fintanto che l'uomo si percepisce diverso dal "resto della natura". Secondo gli autori, è un fatto storico che la conservazione, e in particolare la creazione di riserve naturali, abbia svolto un ruolo nel processo capitalistico di allontanamento delle persone alla terra, costringendole a spostarsi dalla campagna alla città alla ricerca di un impiego urbano.
Gli strumenti contemporanei basati sul mercato per compensare gli impatti ambientali negativi consistono in tentativi di fornire un reddito alle popolazioni che dipendono dalle risorse naturali da salvaguardare per sostenere la conservazione, in cambio però di uno sviluppo economico intensificato altrove. Inoltre, il trasferimento di capitali in questi meccanismi avviene quasi sempre da Nord a Sud, sulla base del fatto che le compensazioni sono più efficienti dove i costi di opportunità sono più bassi.
È evidente - dallo stato ecologico di gran parte dei grandi ecosistemi globali così come dallo sviluppo delle popolazioni che le custodiscono - che questa gestione inappropriata, da cui tra l'altro è scaturita l’attuale crisi ecologica, non è realmente contrastata da queste transazioni finanziarie.
In alternativa, gli autori propongono la loro visione di "conservazione conviviale" non dualista, che vuole essere una conservazione che consente di "vivere con" la biodiversità e che pone l'accento sul "valore intrinseco" piuttosto che su quello economico. Non quindi una valutazione economica dei costi-benefici, ma una "affinità affettiva". La loro proposta, si basa sui seguenti principi: la natura e la società sono dialetticamente integrate, tuttavia è necessaria una sorta di distinzione tra esseri umani e non-umani per sviluppare sia la ricerca che l'azione politica per definire gli obiettivi ambientali e le responsabilità storiche; la conservazione non è opposta allo sviluppo, ma dovrebbe iniziare a "svilupparsi" al di là delle pratiche capitalistiche; il sistema attraverso il quale attribuiamo valore alla natura è determinante, pertanto la valutazione non dev essere dominio esclusivo di coloro che sono interessati all'accumulo di capitale.
La salvaguardia di molte specie ha un significato profondo solo all'interno di contesti sociali, culturali e ambientali più ampi
In questo modo, si propone di superare l'idea riduzionista dell'homo economicus, responsabile peraltro di molte delle cause che hanno messo in crisi il nostro pianeta. Ad esempio, il turismo come evasione elitaria e consumistica diviene una "visita a lungo termine incentrata sulla giustizia sociale ed ecologica, preferibilmente in relazione agli ambienti più vicini al luogo in cui viviamo". Da un'idea idealizzata della natura, dobbiamo passare a una "natura quotidiana", "in tutto il suo splendore e la sua mondanità", per trovare un coinvolgimento significativo con essa. Ne consegue che il passaggio finale sia dalla tecnocrazia privatizzata sulle mani di pochi esperti, quindi da un modo di gestire la natura dall'alto verso il basso, ad un impegno democratico collettivo, incentrato su una "natura in contesto". Infatti, la salvaguardia di molte specie ha un significato profondo solo all'interno di contesti sociali, culturali e ambientali più ampi, considerando che la valutazione della natura dovrebbe essere affidata alle comunità che la custodiscono e non da soggetti terzi.
Per portare avanti la loro visione di "conservazione conviviale", gli autori propongono una teoria del cambiamento che prevede obiettivi a breve e lungo termine basati su azioni concrete. L'obiettivo a lungo termine prevede l’apertura del dibattito sulla conservazione alla politica, riconoscendo i suoi diversi interessi, attori e poteri, creando così una strategia per superare queste stesse differenze. Allo stesso tempo, queste trasformazioni mirano alla creazione di paesaggi di conservazione che integrino esseri umani e non umani, come strategia capace di sviluppare strumenti finanziari indipendenti dalle logiche espansionistiche del mercato e dall'accumulo di capitali. La strategia di coinvolgimento delle imprese deve infatti cambiare, e per essere più efficaci, secondo gli autori, le ONG dovrebbero continuare a collaborare con le imprese ma a condizioni più severe, in modo che quest'ultime si spingano verso un modelli economici diversi, al di là dell'accumulazione e della crescita economica.
In linea con lo spirito degli autori, l’iniziativa Vital promuove una rilettura dello stato ecologico della Laguna costruendo alleanze locali e nazionali
In linea con lo spirito degli autori, l’iniziativa Vital non solo sta promuovendo una rilettura dello stato ecologico e delle sfide riguardanti la Laguna, ma sta anche costruendo attivamente reti e alleanze locali e nazionali trasversali a più discipline per incitare ad una maggiore azione politica per la conservazione della natura, partendo dai principi di giustizia sociale e ambientale. La conservazione conviviale potrebbe essere applicata a Venezia in quanto città circondata e sostenuta principalmente dagli equilibri dinamici del sistema lagunare, dove residenti e visitatori attivamente consapevoli sono i custodi e garanti della sua complessa varietà di caratteristiche ecologiche.
Una governance policentrica e locale è indispensabile per una maggiore integrazione della comunità, attuativa di forme di democrazia partecipativa nei processi decisionali che portano alla conservazione della natura. Fondamentale per la laguna è anche la generazione di meccanismi di finanziamento che vadano oltre il turismo, che è in realtà una delle cause principali del degrado della città e dei suoi ecosistemi. Secondo gli autori, i partenariati pubblico-privato capaci di proteggere i diritti delle comunità locali e capaci di promuovere un nuovo senso di bene comune, e quindi di "convivenza" con la natura, richiederebbero meno finanziamenti perché riducono implicitamente i conflitti uomo-animale.
Sostenendo soluzioni migliori per la conservazione e il ripristino degli ecosistemi a livello nazionale e internazionale facendo rete e alleanze, Vital aspira a dare l'esempio a livello locale, facendo pressione politica e amministrativa e informando i decisori ad adottare approcci alternativi per salvaguardare gli ecosistemi naturali lagunari. Le alternative potrebbero sembrare audaci e troppo ambiziose, ma sono radicalmente necessarie e pronte per essere esplorate.
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